Non è più così raro ormai vedere per le strade di città e paesi, l’abbandono abusivo di rifiuti ingombranti e altamente inquinanti, come quelli costituiti da apparecchi elettronici ed elettrodomestici. Con risultati disastrosi: il paesaggio ne risulta danneggiato, l’ambiente ancor di più e si moltiplicano le discariche abusive e improvvisate, che rischiano anche di diventare pericolose per la salute delle persone.

Il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha così pensato a una soluzione che potrebbe risultare interessante, ma forse non altrettanto efficace. E’ stato denominato “Uno contro uno” ed è il decreto n. 65 dell’8 marzo 2010, che entrerà in vigore il prossimo 19 maggio e che sarà operativo dal prossimo 18 giugno.

Secondo tale decreto, il cittadino che acquista un nuovo elettrodomestico e che deve di conseguenza smaltirne uno vecchio, potrà decidere di trasportare quest’ultimo presso il negozio dove ha effettuato l’acquisto, il quale sarà obbligato a occuparsi del corretto smaltimento dello stesso.

L’operazione non dovrebbe gravare sul prezzo finale del nuovo elettrodomestico acquistato. Ci sono però diversi punti interrogativi, che potrebbero rivelarsi dei veri e propri ostacoli alla realizzazione di un sogno utopico, in cui ogni cittadino sia facilitato nello smaltimento corretto dei rifiuti ingombranti ed elettronici.

Il trasporto degli elettrodomestici vecchi

Il primo quesito che rischia di divenire un ostacolo, è quello relativo al trasporto: come trasportare infatti elettrodomestici pesanti e di dimensioni rilevanti (come lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie) al negoziante? Potrebbe creare agli utenti lo stesso disagio che si crea ora al momento di pensare di smaltire l’elettrodomestico utilizzando l’isola ecologica?

Sicuramente di isole ecologiche in Italia ce ne sono poche. Ma trovare il modo di caricare un frigorifero side by side su una Smart anche per portarlo in negozio, non è sicuramente la cosa più semplice del mondo.

Si profila allora all’orizzonte la possibilità di pagare il trasporto del vecchio elettrodomestico al negozio, e allora sì che lo smaltimento corretto andrebbe a incidere sul prezzo finale dell’elettrodomestico. Il ritiro del vecchio apparecchio comunque è sempre esistito, ovviamente a pagamento, quindi di fatto per il consumatore non cambierebbe nulla. Se non la consapevolezza che dopo questo decreto la sua lavatrice verrà smaltita dal negoziante in modo corretto. Forse.

Quali saranno i costi del negoziante?

Si parla di smaltimento corretto, di agevolazioni per i cittadini, di prezzi invariati. Ma il negoziante incaricato dello smaltimento degli elettrodomestici quali costi dovrà affrontare per assolvere ai doveri imposti dal nuovo decreto? Costi maggiori o uguali a quelli precedenti, in cui il ritiro dell’elettrodomestico vecchio (comunque opzionale) non implicava uno smaltimento necessariamente “ecologico”?

E chi decide di buttare via il vecchio elettrodomestico senza comprare quello nuovo?

Non usufruirà delle presunte agevolazioni del decreto e continuerà a cercare di utilizzare le isole ecologiche, oppure butterà dalla finestra i rifiuti ingombranti, sperando che non cadano in testa a nessuno.
Viene da chiedersi quale sia la vera utilità di questo nuovo decreto “salva-ambiente”.