Quando si parla di gruppi di continuità, si inquadrano delle unità elettriche che hanno uno scopo ben preciso, ossia fornire energia a dispositivi di varia natura, dai computer ai device utilizzati nel campo delle telecomunicazioni.
Conosciuti anche con l’acronimo di UPS, si rivelano importanti in quanto, in alcuni casi, la rete elettrica non sempre è in grado di garantire il giusto livello di affidabilità, il che è potenzialmente molto grave soprattutto in contesti come grandi uffici pubblici, scuole, ospedali.
Come funzionano?
Per capire come funzionano i gruppi di continuità, è necessario parlare innanzitutto della differenza rispetto ai sistemi di alimentazione di emergenza.
A differenza di questi ultimi, il gruppo di continuità si contraddistingue per la capacità di fornire alimentazione pressoché istantanea, proteggendo anche i dati grazie a operazioni di backup.
Tutto questo è possibile grazie a quattro componenti strutturali. Ecco quali sono e a cosa servono:
- Batterie
- Inverter
- Raddrizzatore
- Interruttore associato al bypass statico
Nel caso della batteria, si inquadra quello che è, di fatto, il componente più importante ai fini dell’alimentazione. Esiste anche un rovescio della medaglia. La batteria, infatti, rappresenta, nella maggior parte dei casi, la prima causa a cui ricondurre un guasto dell’UPS.
Molto importante è anche il ruolo del raddrizzatore. Per amor di precisione, è necessario parlare di ruoli al plurale. Il primo riguarda la conversione da corrente alternata a corrente continua quando si ha a che fare con l’alimentazione in ingresso.
Il secondo, invece, chiama in causa la ricarica delle batterie, che avviene quando la corrente continua viene direzionata verso l’inverter.
A questo punto, entra in gioco quest’ultimo, che ha il compito di convertire la corrente continua che parte dal raddrizzatore e dalle batterie in corrente alternata.
Parliamo ora dell’interruttore. Grazie ad esso, è possibile, per l’alimentazione a corrente alternata, fluire regolarmente attraverso il gruppo di continuità, proteggendo il sistema in caso di guasto.
Tipologie di gruppi di continuità
Quando si parla di gruppi di continuità, è necessario ricordare l’esistenza di diverse tipologie di UPS. Ecco quali sono:
- UPS standby o offline
- UPS a linea interattiva
- UPS online o a doppia conversione
Nel primo caso, si parla di modelli che, a ragione, possono essere definiti standard. La loro utilità si concretizza nei casi in cui è necessario avere la garanzia di protezione dalle sovratensioni. Ovviamente, a fronte di tutto ciò, l’investimento iniziale è molto basso.
Questa tipologia di UPS è la risposta giusta nei casi in cui si ha a che fare con dispositivi di piccole dimensioni, personal computer in primis.
L’UPS a linea interattiva funziona esattamente come quello offline. La differenza principale risiede nella possibilità di implementare la qualità dell’alimentazione grazie al ricorso a una modalità di bypass.
Soprattutto per via di questo fattore, l’investimento iniziale è leggermente più alto rispetto a quello necessario per un UPS offline.
Per quanto riguarda i contesti di applicazione, i principali sono gli uffici.
L’UPS online è l’alternativa migliore che si può trovare sul mercato, l’unica in grado di garantire un’alimentazione continua e di alta qualità.
Tra i vantaggi che lo contraddistinguono e che lo differenziano rispetto alle prime due tipologie di gruppi di continuità troviamo l’azzeramento dei tempi di trasferimento in caso di necessità di alimentazione di riserva.
In questo caso, il motivo è legato al fatto che il collegamento tra batterie e inverter è continuo.
Il campo di applicazione è industriale e vede in primo piano contesti come i data center.
Criteri da considerare in fase di scelta
Nel momento in cui, animati dall’intenzione di prevenire interruzioni del flusso di lavoro, aspetto fondamentale al giorno d’oggi in diversi ambiti, ci si rivolge a un’azienda che si occupa di vendita gruppi di continuità (UPS), è utile, pur affidandosi all’esperienza dei professionisti con cui ci si interfaccia, conoscere alcuni criteri essenziali in fase di scelta.
Tra questi spicca la tensione nominale. Il range che la riguarda è compreso tra 300 VA e 5000 kVA circa. Il consiglio base è di orientarsi verso un UPS con una tensione nominale pari a 1,2 volte il carico totale complessivo.
Importante è controllare pure il numero di uscite. Per un UPS a uso domestico, ne bastano anche solo cinque.